Alzheimer aiuti economici

Aiuti economici per malati di Alzheimer

Il morbo di Alzheimer è una malattia subdola, che si appropria della cosa più preziosa in nostro possesso: i ricordi. Più passa il tempo e più i volti non hanno più un nome, ci si dimentica anche dei propri figli e dei momenti più importanti, creando una grande sofferenza non solo nel paziente, ma anche e soprattutto nei suoi familiari.

Esattamente come altre patologie, anche l’Alzheimer prevede che chi ne soffre abbia riconosciuti determinati diritti. I più importanti sono:

  • il diritto di non restare mai da soli: chi è affetto da Alzheimer non deve mai essere lasciato da solo. Se ciò avviene, il caregiver deve rispondere del reato di abbandono di incapace. Vale anche se il malato non si trova in situazione di pericolo, dato che il solo fatto di lasciarlo da solo è di per sé un pericolo;
  • il diritto di non essere preso in giro: purtroppo sono ancora tante le persone capaci di approfittarsi di un malato di Alzheimer e, in generale, di una persona incapace di intendere e volere, per fini personali. Prendersi gioco di chi non ricorda più neanche il proprio nome è un reato e si chiama circonvenzione di incapace;
  • il diritto di ricevere delle cure gratuite: i malati di Alzheimer non sono dei pesi per le strutture sanitarie, anzi; se la persona è ricoverata presso una struttura pubblica che intende dimetterla, i parenti possono opporsi, soprattutto nei seguenti casi: se il paziente non è in grado di badare a se stesso, se è ancora malato e richiedere assistenza medica, se i familiari non hanno la possibilità economica di rivolgersi a una struttura privata a pagamento.

Tra l’altro, ci sono numerosi servizi offerti dal Servizio Sanitario, quindi non è corretto – e nemmeno legale – che i parenti vadano incontro a delle spese che possono tranquillamente evitare. Spesso, le dimissioni avvengono perché chi si prende cura di un malato di Alzheimer non sa effettivamente quali sussidi gli spettino ed è forse il caso di compiere un elenco dettagliato, in modo da creare più consapevolezza e preservare il benessere del malato e, al contempo, di chi lo assiste.

Alzheimer e indennità di accompagnamento

Il primo diritto economico che spetta al malato di Alzheimer e ai suoi familiari è l’indennità di accompagnamento, prevista dalla legge proprio per supportare economicamente chi si prende cura di una persona affetta da una grave malattia cronica e incapace di poter svolgere le normali attività quotidiane, come lavarsi e mangiare da sola. In sostanza, una persona con un’invalidità del 100%.

L’invalidità deve essere, ovviamente, accertata e stabilita dall’Asl attraverso un’apposita visita della Commissione medica, ed è proprio all’azienda sanitaria che va presentata la domanda per ottenere la visita entro i 3 mesi successivi.

Alzheimer e aministratore di sostegno

Se la Commissione si esprime in modo positivo, viene dichiarata l’invalidità al 100% ed è possibile richiedere l’indennità di accompagnamento insieme a eventuali ausili gratuiti, come la sedia a rotelle, i pannoloni o alcuni farmaci. Al contempo, è possibile ottenere l’esenzione dal ticket sanitario per le terapie salvavita.

L’assegno di accompagnamento, che ammonta a circa 515,43 euro, viene erogato senza limiti di reddito per 12 mensilità. Nel frattempo, l’Asl si accerta che i soldi vengano effettivamente spesi per soddisfare le esigenze del malato, altrimenti impone la sospensione immediata dell’assegno e la denuncia all’autorità competente.

Alzheimer e amministratore di sostegno

Chi presta assistenza a una persona affetta da Alzheimer, oltre l’indennità di accompagnamento, può richiedere anche l’aiuto dell’amministratore di sostegno che, in base alla legge n.6/04, agisce per tutelare la persona malata senza limitarne del tutto le volontà e le capacità che ancora possiede.

In pratica, i malati che non riescono a provvedere ai loro interessi per via della loro disabilità o per infermità mentale possono chiedere l’aiuto di questa figura di sostegno, nominata dal giudice tutelare del proprio luogo di residenza.

L’amministratore di sostegno non ha un ruolo, né compiti fissi: è il giudice a stabilire in quali occasioni della vita del malato debba intervenire. Ogni evento viene analizzato singolarmente e nel provvedimento vengono specificato gli atti che il malato può compiere da solo o con il supporto dell’amministratore di sostegno, così come quelli che può compiere quest’ultimo in totale autonomia.

La richiesta del supporto dell’amministratore di sostegno può avvenire anche senza l’intervento di un avvocato. L’importante è fare sempre molta attenzione: il fatto che ci sia un amministratore di sostegno non significa che i parenti debbano abbandonare il malato.

L’Alzheimer è una malattia che porta chi ne soffre a essere molto solo, in balìa dei suoi tormenti; lasciarlo nella sua solitudine non fa altro che aggravare la sua condizione. L’amore delle persone care, invece, può aiutarlo a vivere piccoli momenti di felicità, magari ricordando giusto qualche momento della sua vita precedente, riconoscendo il viso di un figlio e rendersi conto di essere circondato da persone sì sconosciute ai suoi occhi ma in grado di amarlo.